Formazione

Blog, ovvero il personalismo dell’informazione

Chi è che non ha almeno un blog al giorno d’oggi?

di Riccardo Bagnato

Chi è che non ha almeno un blog al giorno d?oggi? Come il motorino a 14 anni, la fidanzatina a 16, la macchina a 18, l?esame di storia romana a 23, e verso i 25 non inizia a sentire inevitabilmente l?esigenza di uscire dal coro? Poco importa se il motorino era quello del fratello, la fidanzata un amore platonico, la macchina della mamma, l?università interminabile, e il blog la cameretta più o meno riordinata del proprio cervello, firmata blogger o splinder o… timberland.

A tal punto che ne hanno bisogno tutti. Persino coloro che disporrebbero e dispongono già di giornali, televisioni e portali d?informazione. Dopo il personalismo della politica, ecco il personalismo dell’informazione. Il Foglio in testa, con due blog: quello di Luca Sofri (Wittgenstein), e di Christian Rocca (Camillo). Per non parlare dei blog di politici (Antonio Palmieri), intellettuali (Media Activism), ed opinion stylist del livello di Sonia Cassiani (Insonia). C’è poi chi ha organizzato gli awards italiani per blog, ovvero GNU Weblog Awards 2003, e chi, come Liana, nel suo “Diario d1adolescente” (siamo sicuri sia davvero un’adolescente? O non è piuttosto un esercizio di stile…), che sembra rivisitare Louis Ferdinand Céline gergalizzandolo un poco e… divertendo il lettore.

Ma per fortuna ci sono nuove leve al lavoro: The Blob of the blogs, blognews in libertà, Ghezzi docet; Audiblog!, esperimento di rilevamento auditel della comunità blog italiana; United BlogZine di www, news dal mondo per il tuo blog; o il nuovo Momo.

A tutto ciò si aggiungano due servizi made in Italy per crearsene uno in casa. Il primo, online, da qualche settimana: Splinder.it (con oltre mille blog); e Clarence FreeBlog dall?omonimo portale, il quale, recentemente, ha inoltre dato alla luce Quinto Stato, qualcosa in più di un semplice blog, qualcosa in meno rispetto a un vero e proprio giornale online.

Insomma, una comunità trasversale, direbbe qualcuno, in cui lo stesso Luca Sofri domanda e si domanda: «E adesso mi tocca cambiare la banca, il bancomat, le carte di credito e tutto quanto perché Leonardo ha spiegato che la Banca Nazionale del Lavoro finanzia dei preoccupanti progetti di deforestazione in Ecuador?» Caro Luca, su, non è una brutta idea.

PS: terminato l’articolo – più o meno il giorno dopo, mi sono imbattuto in questo blog Una vita in fumo. Ho creduto valesse la pena modificare l’articolo online segnalandolo, e ringraziare Ezechiele.

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